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La celebre performance nella quale Beuys racconta la storia dell'arte a una lepre morta che tiene amorosamente in braccio e l'altra dove Marina Abramovic si offre a un pubblico autorizzato a fare di lei ciò che vorrà. E poi i mucchi di caramelle di Gonzalez-Torres, pari al peso del corpo dell'autore, offerti a chiunque e le grandiose feste urbane di un meno noto artista fiorentino, Mariotti. Insieme ai moltissimi altri casi - Alfred Jaar che raccoglie fondi per associazioni benefiche, Garutti con le sue montagne di semi per gli uccelli o Zhang Huan che come un Buddha pietoso offre il proprio corpo agli insetti - è questo il materiale che permette all'autore di riconsiderare nell'ottica nuova del dono alcune pratiche dell'arte contemporanea. Gesto costitutivo di un legame e quindi di una comunità, il dono permette infatti di riunire atteggiamenti spesso separati di questo agire: relazionalità, impegno sociale e ambientale, gioco, festa e partecipazione al sistema di scambio della rete. Ma permette anche di stabilire, in un confronto serrato tra arte, filosofia e antropologia, inedite connessioni tra l'artista e il filosofo; due figure che proprio all'interno di questa comunità ideale, sempre sfuggente per parodia o opposizione alle logiche del modo senza grazia dell'utilitarismo, trovano spazio. Postfazione di Sergio Givone.